Effetti positivi dell’attività fisica sull’apparato locomotore in età adulta ed anziana.
Effetti sul muscolo.
Studi scientifici hanno dimostrato che un allenamento regolare produce cambiamenti microscopici e macroscopici a livello della struttura e della funzione muscolare.
Nell’allenamento con i pesi la forza aumenta fin dalla prima settimana, poi continua ad aumentare più lentamente fino a circa 12 settimane se i criteri di intensità progressiva sono corretti.
I meccanismi di tale aumento sono diversi nel tempo.
In termini generali, l’aumento della massa muscolare dipende dall’ipertofia delle miofibrille, che vengono stimolate da un allenamento specifico, in misura molto maggiore rispetto ad un allenamento generico di tipo aerobico.
L’aumento della forza muscolare, è spiegato in gran parte dall’aumento della massa e della resistenza muscolare (quest’ultima intesa come la capacità muscolare di protrarre lo sforzo nel tempo, prima che l’accumulo di cataboliti manifesti la fatica muscolare).
L’attività fisica quindi agisce in primo luogo, contrastando la diminuzione della massa muscolare (sarcopenia) tipica dell’avanzare dell’età, e producendo invece un’ipertrofia delle fibre muscolari.
I risultati di studi clinici relativi all’allenamento finalizzato al potenziamento muscolare in soggetti adulti ed anziani, mostrano un incremento della massa, della forza e della resistenza muscolare alla fatica; aspetti questi che hanno ripercussione positiva sulla potenza muscolare.
Attività fisica (AF) e patologia articolare (PA).
Fino a pochi anni fa si riteneva che le articolazioni affette da patologie degenerative o infiammatorie dovessero essere tenute a riposo per ridurne l’usura, per questo motivo era sconsigliata qualsiasi forma di movimento.
In realtà l’immobilità comporta una maggiore riduzione della massa ossea e di quella muscolare, una più rapida perdita di forza, flessibilità ed equilibrio.
Oggi sappiamo che l’esercizio fisico regolare incide positivamente su dolore e sulla flessibilità, gli esperti consigliano quindi ai soggetti in fase no acuta di praticare attività mirata.
AF ed artrosi.
L’artrosi è una patologia articolare cronica caratterizzata da lesioni degenerative della cartilagine articolare.
L’attività sportiva ad alto impatto (che preveda salti o comunque considerevole sovraccarico articolare) può predisporre ad artrosi localizzata, mentre l’attività fisica regolare ad impatto basso o moderato previene l’artrosi: la mobilizzazione dell’articolazione ne favorisce infatti il trofismo.
L’attività fisica indicata nell’artrosi in fase di stato, è quella aerobica a basso impatto coadiuvata da esercizi di mobilità e blando potenziamento muscolare.
All’approccio specifico si dovranno associare per un ottimale recupero funzionale, la rieducazione propriocettiva e dell’equilibrio, l’educazione ergonomica.
AF e Rachialgia (mal di schiena) .
Le rachialgie prendono nomi diversi a seconda della localizzazione, prevale come frequenza la lombalgia, seguita dalla cervicoalgia, ma il dolore può irradiarsi agli arti e dare origine a quadri di lombosciatalgia, cruralgia, cervicobrachialgia.
È un disturbo che riconosce da una parte numerosi fattori di rischio inerenti il soggetto, come la patologia articolare, l’età, il sesso femminile, la familiarità, aspetti psicologici (nelle forme croniche) e dall’altra fattori di rischio estrinseci come: il sovraccarico della colonna (lavorativo o sportivo) e le abitudini di vita (sedentarietà, posture scorrette…).
Durante la fase acuta sono indicate manipolazioni, fisioterapia, posture, esercizi antalgici e se occorre, trattamento farmacologico.
Durante la fase di stato, e nella prevenzione delle recidive, studi clinici dimostrano l’importanza dell’attività motoria regolare e specifica a basso impatto, la rieducazione propriocettiva e dell’equilibrio, l’educazione all’ergonomia del gesto.
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